Di solito chi partecipa ad una selezione vive quel momento con molta ansia; la bocca si secca, la saliva sembra scomparsa, il cuore batte forte, la fronte incomincia a sudare, sembra che tutto il corpo tremi, e il cervello poi …!
A lui ci rivolgiamo perché ci fornisca risposte intelligenti, attenzione vivissima e capacità di connessione brillante; eppure sembra andato in letargo, ripete ossessivamente inutili mantra di propiziazione contro gli eventi terribili che sembrano assediarci; si trova smarrito come se non fosse più in grado di riconoscere neppure i luoghi in cui ci troviamo.
Succede ed è già successo ad ogni esame; sembra che sia in gioco il nostro futuro, al bivio tra un luminoso avvenire o un tenebroso baratro di infelicità. Vediamo la nostra personalità stesa sul lettino di un sadico chirurgo pronto a mutilare la fiducia in noi stessi per il resto della nostra esistenza.
Poi quando la frescura della serenità ha sostituito il forno in cui vivevamo prima di affrontare la prova facciamo mille recriminazioni; accidenti che non ho pensato a quella cosa che sapevo benissimo; ma quant’era perverso quell’esaminatore che voleva farmi cadere nei suoi tranelli, e io che non ho saputo contrastarlo, avrei voluto rispondergli a modo mio… e così via! Allora sì che la fiducia in noi stessi rischia di crollare davvero.
Dunque, fermi un attimo!
È vero. La selezione serve anche a scegliere quelli che saranno i più adeguati alla professione alla quale il corso prepara; serve anche a identificare coloro che sapranno investire nel corso tanta energia da non lasciarsi demoralizzare dalle difficoltà e non lo abbandoneranno a metà percorso. È vero, risulta utile non sprecare risorse investendo in persone che potrebbero rivelarsi inconsistenti professionalmente o fragili di impegno nel perseguire l’obiettivo di arrivare alla qualifica professionale.
Ma la selezione serve anche ai candidati!
Pensate al danno che ne avreste se foste confermati in una prospettiva di vita che potrebbe rivelarsi illusoria o addirittura avversa. Chi intraprende una strada che non gli è adeguata rischia di dover affrontare un difficilissimo dilemma: continuo a vivere una vita professionale che non mi soddisfa o abbandono questa professione che mi consente di sopravvivere ma non mi gratifica, che mi fa tornare a casa stanco, infastidito col mondo, teso e nervoso, che mi vien voglia di litigare col mio partner o sciupare le cose belle della vita come il sorriso di mio figlio che vuole stare con me e invece io sono arrabbiato con me e con tutti i miei colleghi.
Vivete la selezione con serenità! Se stavate per compiere l’errore di essere scelti potrete sempre consolarvi dicendo che quella commissione era inadeguata a capire che meravigliosa persona siete. Noi già adesso siamo convinti che siete delle persone meravigliose, se non altro perché siete pieni di molte possibilità di vita e sufficientemente intraprendenti per lanciarvi fin da domani a cercare la vostra vera strada.
Dott. Vezio Viti, psicologo