È morto Giovanni Del Rio, storica guida dell’associazione dei sardi “Grazia Deledda” di Genk in Belgio, rappresentante dei Sardi e della Sardità nel mondo e amico della Fondazione Leonardo. Il ricordo del nostro direttore Gianfranco Lai.
Quando Franco Masia mi ha comunicato la scomparsa di Giovanni Del Rio, ci sono rimasto davvero male. Sapevo che il Covid l’aveva aggredito ma speravo che la sua tempra forte gli avrebbe consentito di superare anche questa dura prova.
Invece, Giovanni si è spento in una fredda notte di gennaio in quella che era ormai divenuta la sua seconda patria e dopo poco tempo è stato raggiunto dalla sua amata Anna che ha deciso di non lasciarlo solo PE per l’ ultimo viaggio.
La toccante cerimonia funebre svoltasi a Genk ieri pomeriggio, con una diretta streaming diffusa in tutti i continenti e seguita da migliaia di sardi che di Giovanni hanno vissuto uguale destino, è stata qualcosa di veramente commovente e osservare quelle due bare chiare unite dal drappo sardo ha toccato le parti più profonde dell’animo di tutti coloro che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo.
La figura di Giovanni e il suo impegno per i sardi in Belgio è sempre stata d’esempio come dimostrato due anni fa in occasione del cinquantenario della fondazione del Circolo dei Sardi di Genk, Grazia Deledda (cui sono stato gradito ospite assieme a mia moglie che per anni ha seguito le vicende degli emigrati sardi) in cui è stata registrata la partecipazione di tantissima gente: quella gente per cui Giovanni non si risparmiava mai e che cercava di “unire” eliminando ruggini e incomprensioni momentanee.
Ora che non c’è più mi mancheranno tante piccole cose di lui: l’amicizia, l’ironia e quel simpatico sorriso beffardo che caratterizzava la sua parlata poco fiamminga e ancora molto sarda, perché Giovanni uomo temprato in miniera (quando era un vivere davvero duro) apparteneva a quella razza di juncu che mai si arrende e mai si spezza capace di affrontare le asprezze della vita con coraggio e determinazione e con la sua terra d’origine aveva costanti e continui rapporti.
Giovanni in tutto il suo percorso di vita terrena ha onorato i sardi e la Sardegna e merita di essere stato accompagnato nel momento del commiato da quel drappo sardo che ha onorato assieme a tanti i sardi distribuiti nel mondo. Nel segno della sardità: quella vera, senza distinzione di partito e che si avverte quando ci incontriamo in Australia o Argentina, a Manhattan o Praga riuscendo a evidenzia il meglio di un intero popolo.
Non ce ne voglia Grazia Deledda, ma oggi sento di esprimere a nome di tanti la convinzione che lo storico e pionieristico Circolo di Genk andrebbe dedicato a lui. Lo merita per ciò che ha fatto e per il solco che ha tracciato.
Addio amico nostro, che la terra ti sia lieve.